Odio le attese.
I momenti in cui fisso il telefono.
Ed il modo in cui mi sento quando squilla.
Ed il modo in cui mi sento quando non squilla.
E odio le promesse.
Quei “certo”, “sicuramente”, “lo farò”
che nascondono l’ennesimo modo di rimandare a domani
una fine che sappiamo entrambi arriverà.
E odio te.
Per essere rientrato nella mia vita dalla porta principale.
Avermi spettinato.
E odio me.
Per averti lasciato aperta quella porta.
Averti fatto entrare.
Odio me.
E odio te.
E di quest’odio mi nutro.
Mi nutri.
E non riesco più a farne a meno.