– Alcune volte penso tu non ne abbia idea.
– Di cosa parli?
– Di quanto ti voglio.
– Sì, beh. Me lo immagino.
– Immaginarselo non è sentirlo.
– Allora dimmelo. Quanto mi vuoi?
– Quanto un bicchiere di vino rosso, fermo. Dopo una giornata uggiosa che mi ha lasciato addosso ferite aperte.
– Solo tu potevi paragonarmi ad un bicchiere di vino rosso.
– È un complimento.
– Lo so. Ma senti un po’, dovrai fare meglio di così se vuoi che io capisca quanto mi vuoi.
– Ah sì?
– Eh sì.
– E cosa vuoi che ti dica?
– Questo gioco lo hai iniziato tu. Non posso condurlo io.
– Conduco io, allora?
– Conduci tu.
– Ascoltami bene.
– Sono tutt’orecchi.
– Immagina che io sia lì. Davanti a te. Nuda. Ti prendo le mani e me le porto sul viso. Una la tengo ferma sulla mia guancia, mentre lascio che l’altra scivoli tra i miei seni. Tu mi guardi, e sorridi. E ti si formano quelle fossette agli angoli della bocca che mi fanno impazzire. La tua mano scende, io lascio i miei occhi nei tuoi. Voglio che tu lo veda quanto ti desidero. Accompagno le tue dita dentro di me, mentre ti respiro addosso, e ansimo per il piacere che mi fai provare. Lascio la presa, le tue dita sanno da sole come muoversi, e porto la mia mano sulla tua erezione. Lo sento quanto mi vuoi. Te lo leggo negli occhi e lo avverto sotto la pelle. Ti accarezzo, con tocco lento. Poi, la mia mano inizia a muov…
– Sei consapevole che mi stai facendo eccitare?
– Direi che l’obiettivo era questo.
– E poi, cosa succede?
– Il gioco l’ho iniziato io, ma non è divertente se gioco da sola.
– E cosa vuoi allora?
– Non dovresti avere bisogno che te lo dica io.
– Ti voglio.
– Lo so. Ma ogni tanto è bello sentirselo dire.
– E io te lo dico. Tutte le volte che vuoi.
– Tutte?
– Tutte. Ti voglio. Ti voglio. Ti voglio. E voglio sapere come va a finire.
– Il finale lo scriviamo insieme.
– Allora arrivo.
– Allora ti aspetto.
UN BICCHIERE DI VINO ROSSO
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